Simboli

Anche chi ancora non si è addentrato nel magico mondo della danza orientale,sicuramente conosce alcuni dei simboliche rappresentano nell’immaginario collettivo un chiaro riferimento all’antica società egizia e al mondo arabo contemporaneo. Fonte di simboli fu per gli antichi Egizi la presenza del divino nella vita quotidiana: essi credevano che ogni divinità avesse un proprio ruolo e reggesse un proprio regno, ma che nessuno potesse essere liberamente raffigurato. Per questo si iniziò ad utilizzare simboli ed effigi per rappresentarne i vari ruoli, le prerogative e gli effetti sulla vita degli esseri umani, della terra e dell’universo.
Ecco allora che il Nilo, considerato entità sacra e divina, non possiede una sua immagine ma diverse raffigurazioni che ne rappresentano la forza vitale, la sua capacità di portare e donare ricchezza e benessere; pertanto ogni azione, sia materiale sia spirituale, inviata per volontà divina aveva un suo corrispondente metaforico.I simboli Egizi, visti come potenti mezzi rappresentativi, furono accuratamente scelti nel mondo naturale, in modo da essere facilmente comprensi da chiunque;Eccone alcuni ,con il loro significato specifico e origine…

LA CHIAVE DELLA VITA

L’ankh, conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita. Gli dèi sono spesso raffigurati con un ankh in mano, o portato al gomito, oppure sul petto. In funzione di geroglifico l’ankh, oltre che significare “vita”, assume diverse sfumature, in base al contesto in cui è inserito, sebbene sempre con caratteri mistici e religiosi.

Il significato originale di questo simbolo nella cultura egizia rimane un mistero per gli egittologi, molte ed in contrasto sono infatti le teorie che ipotizzano le origini dell’ankh. Molti hanno speculato si tratti diuna rappresentazione stilizzata del grembo materno;

  1. -il nodo del laccio delle antiche calzature egizie, i sandali egizi.Questa interpretazione  può essere interpretata in senso mistico, tenendo presente che la saggezza egizia vedeva la vita come un sentiero da percorrere, ricco di negatività alternate alle positività, che ogni uomo percorre per giungere alla propria meta, alla propria realizzazione, intesa anche dal punto di vista spirituale: si collega al concetto di Andare, portato dalle divinità del pantheon in simbolo di energia eterna, si collega alla circumambulazione del Cerchio nella Magia rituale egizia;
  2. -una stilizzazione dei genitali umani in atto di unione.Le due parti dell’ankh, la tau sottostante e l’ansa sovrastante, corrispondono infatti ai simboli di due delle divinità più importanti della religione egizia, Iside e Osiride. L’ansa è il simbolo isiaco, probabilmente una stilizzazione dell’utero; la tau, ovvero una croce senza l’estensione superiore del braccio verticale, è invece il simbolo di Osiride, rimandabile al fallo;
  3. -una rappresentazione simbolica del sorgere del sole, con il cerchio simboleggiante il Sole che si è appena levato dall’orizzonte rappresentato dalla linea orizzontale. La sezione verticale sotto la linea orizzontale simboleggerebbe il cammino del Sole;
  4. -una rappresentazione dello stesso Egitto: la parte superiore sarebbe il delta del Nilo e il tratto verticale sottostante il Nilo stesso, mentre le due braccia orizzontali raffigurerebbero il deserto libico, ad ovest,e quello arabico, ad est.

La denominazione chiave della vita, oltre che un richiamo alla forma del simbolo stesso, sta ad indicare anche il significato escatologico del simbolo: l’ankh è anche infatti vita eterna, grazie alla quale l’uomo riesce a superare la morte, per giungere alla rinascita.

In quanto simbolo della vita e dell’immortalità, il suo significato è estensibile a quello di simbolo dell’universo, dato che il cosmo è pura vita, pura esistenza ed eterno alternarsi di cicli regolatori, oltre che costantemente generato dall’alternarsi di principi in eterna opposizione.

 

L’OCCHIO DI HORUS

Il simbolo dell’occhio di Ra, “colui che tutto vede”, fu rinvenuto sotto il dodicesimo strato di bende della mummia di Tutankhamon, essendo considerato un amuleto di aiuto per una nuova vita, ma soprattutto per la rinascita.Graficamente è costituito da un occhio sovrastato da un sopracciglio mentre sotto le ciglie è disegnata  una spirale, che scivola da destra a sinistra verso il basso. Per alcuni rappresenterebbe il tratto residuo del piumaggio del falco, animale del quale Horus prende le sembianze,ma anche evoluzione dei segni di lacrime.

Le leggende relative a questo simbolo profondamente esoterico risalgono alle prime fasi della storia egizia ed hanno subito notevoli cambiamenti nel corso dei secoli.
La tradizione più antica lo mette in relazione con il Dio Horo, i cui occhi erano ritenuti essere il Sole e la Luna.

 

Secondo la mitologia egizia, Horus volle vendicare l’uccisione del padre da parte di Seth, un dio malvagio, ma nello scontro Horus perse l’occhio sinistro che si divise in sessantatré parti. Il dio della giustizia Thot ricreò l’occhio aggiungendone però una parte.

In una forma più recente del mito, l’occhio di Ra, smarrito per una ragione non nota, sarebbe stato lo scopo di una ricerca affidata a Shu e Tefnet.A causa del protrarsi nel tempo di tale ricerca il dio del sole si sarebbe provvisto di un nuovo occhio che al ritorno del rivale non volle cedergli il suo precedente ruolo. Allora Ra avrebbe trasformato l’occhio in un serpente posto sulla sua fronte, l’ureo.

Per molti,tuttavia,vi è una netta differenza tra quello che noi conosciamo come OCCHIO DI RA  e il suddetto OCCHIO DI HORUS … in quanto Il primo riguarda un aspetto punitivo di Ra, che inviava sulla Terra i suoi “occhi” per punire l’umanità. Questi occhi di Ra assumevano l’aspetto di leonessa e possono identificarsi con le dee: Sekhmet, Tefnut e Bastet.
Ben altra cosa è l’Occhio di Horus, l’Ugiat egizio.
Il mito di Osiride considera lo scontro fra i due animali che rappresentavano Seth e Horus. Il toro di Seth strappò l’occhio sinistro al falco di Horus. Quest’occhio, l’ugiat, fu raccolto e aggiustato dal dio Toth, che così ridiede al falco i suoi attributi di cacciatore.
L’ugiat divenne così un potente amuleto egizio.

Si parla a volte di Occhi di Horus come Sole e Luna, ma secondo alcuni esperti,si fa solo confusione.

Horus significa falco e in Egitto esistevano varie divinità con queste caratteristiche.
Il falco vola alto nei cieli, per cui gli egizi chiamarono Horus il Sole e i pianeti del sistema solare:

Sole Ra = Horackty (Horus del doppio orizzonte);
Mercurio = Horus il giovane;
Marte = Horus il rosso;
Giove = Horus che conosce il mistero;
Saturno = Horus il toro.

Le divinità Horus hanno dunque una valenza cosmica.

 

In ogni caso…l’amuleto ricavato da questo simbolo ,che ancora fino ai giorni nostri è carico di magia e mistero,ebbe grande importanza e diffusione nella civiltà egizia e venne posto, di regola, all’interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto, oltre che su rilievi, incisioni e papiri, in quanto simbolo di rigenerazione.
LA MANO DI FATIMA

Chiamato “hamsa”, o “khamsa” questo amuleto a forma di palmo aperto è considerato una potente protezione contro le malvagità, il malocchio, la gelosia ed i cattivi pensieri in tutto il territorio del nord Africa e di parte del Medio Oriente.

La parola “Hamsa” (o khamsa) significa cinque, numero che, nella religione musulmana ed ebraica, riveste un valore sacro: cinque sono infatti i libri venerati della Torah, e ricorda anche la quinta lettera dell’alfabeto ebraico, “Heh”, uno dei nomi benedetti di Dio; per i Sunniti rappresenta i cinque pilastri della fede, mentre gli Sciiti vi riconoscono l’autorità dei cinque uomini con il turbante, figure religiose inviate direttamente dal Profeta.

La definizione di “Mano di Fatima” è stata assunta per commemorare Fatima, la figlia del Profeta Maometto andata in sposa ad Ali, nipote del padre. A lei sono stati riconosciuti molti miracoli: si racconta infatti che quando si recava a pregare nel deserto, la sua fede fosse talmente forte e potente da riuscire a far piovere, facendo sbocciare nella sabbia del deserto una gran moltitudine di splendidi fiori.

La leggenda racconta che una sera Fatima stava preparando la cena, quando vide rientrare il marito, di cui era perdutamente innamorata, con una concubina (la religione islamica permette la poligamia maschile, e l’uomo si può sposare fino a quattro volte). Profondamente amareggiata dall’arrivo di questa donna, Fatima non si accorse di aver lasciato cadere il cucchiaio di legno con cui stava cuocendo il semolino e continuò a mescolare la cena con la mano, senza sentire dolore fisico, poiché la pena che provava nel cuore era talmente forte da non farle sentire il bruciore alla mano.

Quando il marito arrivò in cucina, trovandola in quello stato, le chiese cosa stesse facendo e, solo in quel momento, lei si riscosse, accorgendosi della bruciatura e del forte dolore alla mano. Ali si prese cura di lei, ma poi le disse che avrebbe passato la notte con la nuova sposa.

Fatima accettò la volontà del marito, ma quando egli si recò nella camera con la concubina, lei li osservò di nascosto da una fessura tra le assi di legno della parete della camera. Si dice che quando vide Ali baciare la nuova moglie, una lacrima uscì dagli occhi di Fatima, per andarsi ad appoggiare sulla spalla di Ali, facendogli capire l’amore che provava per lui e convincendolo a rinunciare alla nuova concubina.

Da questa leggenda le giovani donne arabe ed islamiche traggono l’importante simbolgia che accompagna il pendente dedicato a Fatima: le donne che lo indossano, infatti, riceveranno il dono della pazienza, che porterà loro gioia, fortuna e ricchezza.

Molte sono le culture in cui questo simbolo viene indossato o regalato, non solo come portafortuna, ma anche per ricordare a chi lo indossa che la fede in Dio va espressa attraverso tutti e cinque i sensi. Spesso le ricche decorazioni presenti sul pendente vengono completate con il disegno di un occhio centrale, per alcuni l’occhio di Dio che vigila sui fedeli, per altri un potente talismano che allontana il malocchio.

Si dice inoltre che questo monile, per donare gioia, pace e prosperità, possa essere indossata sia con la punta delle dita rivolta verso il basso sia con la punta rivolta verso l’alto. In realtà la Mano di Fatima indossata con la punta verso l’alto è considerata un potentissimo talismano e significa che ci si sta proteggendo da influssi negativi, gelosie o malocchio.

Il pendente, creato unicamente in Argento (il metallo del Profeta), è realizzato in due modi: il più popolare presenta la mano con tre dita aperte e due pollici simmetrici ai lati, mentre nell’altro la mano viene rappresentata con tutte e cinque le dita aperte. Leggenda vuole che, in ricordo della lacrima di Fatima che fece ravvedere il marito, le cinque dita rimandino, nella forma, a quella lacrima sacra.

 

LO SCARABEO

Lo Scarabeo, chiamato Kheperer, è l’amuleto egizio più comune e fulcro di un importante simbolismo, sia nell’antico Egitto sia nelle regioni orientali del bacino del Mediterraneo; grazie ai numerosi scavi archeologici avvenuti in quell’area, abbiamo potuto apprezzare la verietà e molteplicità di realizzazione di questo importante talismano.
Caratteristica peculiare di questo coleottero è il suo comportamento: depone le uova, le racchiude in una pallina fatta di fibre, sterco e terra, facendola poi rotolare con le zampe posteriori ed adagiandola in una piccola buca scavata nella sabbia; trascorsi 28 giorni, lo stesso lasso di tempo che impiega la Luna nel suo ciclo, da sempre legata al Sole, le uova si schiudono portando alla luce i piccoli insetti.
Questa sua particolarità venne notata dai sacerdoti egizi i quali lo paragonarono al dioKhepri – ed ecco spiegato anche il suo nome -, divinità che anticipa Ra nel sorgere del sole: è infatti Khepri che esorta Ra a passare dal buio dell’oltretomba alla luce del giorno, associando così la mutazione del sole all’aprirsi delle uova dello scarabeo ed all’uomo nel suo passaggio tra la morte e la rinascita.
Da sempre utilizzato come potente amuleto protettivo, si riteneva fosse portatore di gioia e di eventi felici, che difendesse dai pericoli e fosse in grado di mantenere sempre acceso il soffio della vita.I primi amuleti si diffusero durante la VI dinastia..E nel corso dei secoli divennero sempre più ricercati e sofisticati, con dettagli decorativi assai realistici e particolareggiati,fino ad arrivare al periodo della XVIII dinastia,quando  lo Scarabeo assunse un simbolismo ed un valore sempre più rilevanti: si diede origine al cosiddetto scarabeo del cuore, che posto sul petto della mummia dopo la cerimonia di apertura della bocca, aveva il compito di proteggere la forza vitale del defunto, essenziale per affrontare il lungo e difficoltoso viaggio verso il mondo dei morti. Monile di grandi dimensioni, questo scarabeo dalle lunghe ali di falco era solitamente scolpito in pietra dura o realizzato in terracotta policroma smaltata.L’uso quotidiano dello Scarabeo copriva più ambiti: dai sacerdoti veniva utilizzato per rituali attraverso i quali si chiedeva alle divinità di riportare equilibrio e luce in tempi in cui le forze delle tenebre sembravano avere il sopravvento, così come dai funzionari che svolgevano incarichi in vece del sovrano. Gli scarabei dell’area orientale del Mediterraneo erano realizzati in pietra dura – Corniola, Agata, Diaspro -, mentre quelli egizi potevano essere in Turchese verde e Lapislazzuli, pietre e colori simbolo di Osiride, ma anche in smalto, ceramica e pasta vitrea.